Patrimonio mondiale dell’UNESCO, il Codex Purpureus, in pergamena colore porpora (da qui il nome “Purpureus”), noto anche come il “Rossanensis”, è uno dei sette codici miniati orientali esistenti nel mondo. Tre sono in siriaco e quattro in greco. Si tratta di un testo adespoto (se ne ignorano, infatti, gli autori) e mutilo, di cui rimangono, degli originari 400, 188 fogli di pergamena lavorata.
Il “Rossanensis”, salvato da rapine, distruzione, oblio dalla Chiesa rossanese, è posseduto e conservato, da tempo immemorabile, dalla Cattedrale e dall’Arcivescovado dell’antica e prestigiosa città bizantina, ed è amorevolmente custodito, dal 18 ottobre 1952, presso il Museo Diocesano di Arte Sacra di Rossano.
Ancora oggi risulta dubbia la provenienza del “Codex”, nonostante gli studi e le ricerche, di notevole valore scientifico, che, da circa un secolo, stanno impegnando storici, paleografi, studiosi d’arte bizantina, neo-testamentari e di filologia biblica. Alcuni propendono che il luogo d’origine del “Codex” sia la Siria, in particolare la città di Antiochia (la collocazione geografica in questa città è quella che riscuote più credito e consensi), oppure un centro dell’Asia Minore, precisamente la Cappadocia o Efeso. Altri studiosi ad Alessandria d’ Egitto, quale città d’ origine del “Codex”. Altri ancora optano per Costantinopoli. Quasi tutti i ricercatori suddetti concordano nel datare il codice intorno alla metà del secolo VI.