Il settore urbano più esteso è stato rinvenuto al quartiere di S. Aloe, dove sono state saggiate una serie di domus (di una è stato rinvenuto il peristilio), quasi tutte pavimentate con mosaici policromi. È inoltre presente un complesso termale, articolato in frigidarium, calidarium e palestra, forse connesso ad un'abitazione a carattere pubblico.
La cronologia di tutte le aree scavate è compresa tra il II sec a. C. e il V d. C., mentre in un settore è stata identificata anche una fase altomedievale. Il periodo di vita più rappresentativo del quartiere romano sembra essere quello compreso tra II e III sec. d. C., epoca in cui si datano anche due dei mosaici pavimentali rinvenuti ed i resti dell'edificio termale. Il mosaico più antico, che risale al II sec. d. C. è decorato con un emblema centrale figurato con Nereide nuda che si lascia trasportare da un ippocampo in un mare pieno di delfini stilizzati; un velo aperto a conchiglia incornicia in alto le figure. Tre fasce concentriche si dipartono dal centro verso l'esterno, decorate, la prima, con anatre e trampoliere in ambiente lacustre, la successiva con motivi geometrici in bianco e nero, e l'ultima con tralci vegetali ed uccelli che si dipartono da kantharoi centrali.
Il mosaico più recente è relativo ad un atrio del complesso termale ed è decorato con pesci, pavoni e le quattro stagioni, inquadrati in un festone che fuoriesce da kantharoi angolari e si dispone ad ottagono intorno alle figure. Sia i mosaici - che nella tecnica e motivi compositivi hanno puntuali confronti con il mondo africano - che le classi ceramiche (una grande quantità da stoviglie da mensa e cucina, in sigillata africana) testimoniano stretti contatti commerciali tra la città e l'Africa. Del resto, l'importazione di ceramica dall'Africa è un fenomeno che in età romana coinvolge tutta la regione, tant'è che in varie località si diffonde l'uso di imitarne la vernice e le forme; un arresto nelle importazioni dall'Africa, almeno per la situazione documentata all'interno della città, si coglie per il VI sec. d. C. Dal punto di vista insediativo, le domus di S. Aloe testimoniano, per questa zona, una lunga continuità abitativa, che invece in alcuni quartieri della Terravecchiavia Milite Ignoto si era arrestata al II sec. d. C. Interessante ai fini della ricostruzione topografica è il rinvenimento di quelle che sono sembrate mura di cinta, probabilmente relative alla fase repubblicana della città: esse sarebbero ubicate quasi a ridosso e ad Est rispetto al quartiere di S. Aloe e questo indicherebbe un restringimento della città romana rispetto a quella greca. Potrebbe confortare quest'ipotesi il fatto che le mura di cinta rinvenute in località Trappeto Vecchio, secondo gli ultimi dati di scavo, non sembrano essere state utilizzate in età romana.
(tratto da SABAP-RC)